La Corte di cassazione, con la sentenza n. 14993/2021, ha dichiarato che le norme relative alla procedura di convalida delle dimissioni non si applicano automaticamente al pubblico impiego ma necessitano di uno specifico intervento legislativo.
Nella fattispecie, la Corte è stata chiamata in causa per una sentenza con cui la Corte territoriale, riformando la sentenza di primo grado, ha respinto la domanda proposta da un dipendente tesa a ottenere la declaratoria dell’inefficacia delle dimissioni poi revocate, stante la non intervenuta accettazione e il conseguente accertamento del suo diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro.
Ha infatti sostenuto che, a seguito della privatizzazione del rapporto di pubblico impiego, non è più compatibile con il nuovo regime la disciplina delle dimissioni dettata dall’articolo 124 del testo unico del 1957, dovendosi applicare i criteri civilistici con la conseguenza che la dichiarazione di dimissioni, in quanto atto unilaterale recettizio, ha l’effetto di risolvere il rapporto di lavoro dal momento in cui pervengono a conoscenza del datore di lavoro.
La Cassazione ha concluso la sentenza affermando che per l’applicabilità all’impiego pubblico contrattualizzato della disciplina concernente la procedura di convalida delle dimissioni occorre l’adozione di appositi provvedimenti attuativi di armonizzazione, essendo peraltro la disciplina modulata sulle dinamiche del lavoro privato in relazione all’esigenza di garantire che le dimissioni siano frutto di autonoma determinazione del lavoratore soprattutto nei periodi in cui lo stesso non può essere licenziato.
