Nell’ambito della videosorveglianza il Garante Privacy ha inflitto una sanzione di 50.000 euro al Comune di Trento, per aver condotto due progetti di ricerca che prevedevano l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in violazione della normativa in materia di protezione dei dati (tra le violazioni accertate, vi era proprio la mancanza della DPIA).
In particolare, il primo progetto condotto dal Comune prevedeva l’acquisizione di filmati dalle telecamere di videosorveglianza già installate nel territorio comunale per finalità di sicurezza urbana, nonché dell’audio ottenuto da microfoni appositamente collocati sulla pubblica via. I dati, che ad avviso del Comune sarebbero stati immediatamente anonimizzati dopo la raccolta, venivano analizzati per rilevare in maniera automatizzata, mediante tecniche di intelligenza artificiale, eventi di rischio per la pubblica sicurezza.
Il secondo progetto promosso dal Comune prevedeva invece, oltre all’acquisizione dei filmati di videosorveglianza (senza segnale audio), la raccolta e l’analisi di messaggi e commenti d’odio pubblicati sui social, per rilevare eventuali emozioni negative ed elaborare informazioni d’interesse per le Forze dell’ordine, allo scopo di identificare rischi e minacce per la sicurezza dei luoghi di culto.
Un altro aspetto critico, su cui le Pubbliche Amministrazioni sono chiamate ad organizzarsi, è sicuramente la gestione dell’esercizio dei diritti da parte dei cittadini ad accedere ai dati che li riguardano, soprattutto in riferimento alle immagini del sistema di videosorveglianza. A tal proposito, sono molto interessanti le sentenze del TAR Puglia (N. 01579/2021 del 02/11/2021) e del TAR Campania (N. 02608/2023 del 02/05/2023).