“Sull’equo compenso ci sono disposizioni potenzialmente contrastanti e, prima che sorga un contenzioso, Anac sta lavorando per risolvere la questione. Per questo abbiamo investito del problema la Cabina di Regia, in modo che si arrivi a una soluzione concordata, e potenzialmente pure ad un intervento normativo, anche per sminare il rischio di contenzioso”.
È quanto afferma il Presidente dell’Anac Giuseppe Busìa in merito all’equo compenso, sul quale è intervenuta l’Autorità con un Atto del Presidente del 27 giugno 2023.
Da un lato, infatti, c’è una legge che impone il rispetto dell’equo compenso. Prima, invece, sulle tariffe di gara si potevano effettuare i ribassi. Mentre ora, con la legge 49/23, l’equo compenso diventa il minimo inderogabile, che va a base di gara, di fatto annullando la gara. Questo comporta il rischio di un aumento di costi, svuotando di fatto la concorrenza. L’Ordine degli ingegneri, in virtù della legge n. 49 del 21 aprile 2023, successiva al Codice, considera i parametri come valori minimi non derogabili.
“C’è una discrepanza normativa e le leggi non sono coordinate tra loro – aggiunge Busìa-. Abbiamo sollevato il problema, perché i rischi sono: o aumento dei contenziosi, o aumento esponenziale delle spese. La questione va risolta, anche con un intervento normativo”. Il Codice, infatti, da un lato prevede alcune regole, dall’altra c’è la legge speciale (legge n. 49 del 21 aprile 2023) che prevede invece che, se si va contro l’equo compenso, le clausole siano nulle. Alla fine questo riduce di fatto a non avere gare.