L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), con il Parere dell’11 marzo 2025, ha affrontato un tema cruciale per l’etica pubblica e la corretta gestione amministrativa: il potenziale conflitto di interessi derivante da un rapporto di parentela verticale tra un Comandante e un Agente della Polizia Municipale operanti nel medesimo ufficio.
Questo pronunciamento si inserisce nel solco dell’elaborazione interpretativa dell’Autorità in materia di imparzialità amministrativa, fornendo importanti indicazioni applicative per le amministrazioni.
La fattispecie esaminata dall’Autorità
Il caso sottoposto all’ANAC riguardava la possibile sussistenza di un conflitto di interessi dovuto al legame di parentela diretta (genitore-figlio) tra un Comandante e un Agente di Polizia Municipale, entrambi in servizio nello stesso contesto organizzativo e con un evidente rapporto di subordinazione gerarchica.
Una situazione del genere solleva interrogativi significativi sull’effettiva applicazione del principio costituzionale di imparzialità dell’azione amministrativa, sancito anche dalle disposizioni normative di settore.
Quadro normativo di riferimento
L’analisi della questione si fonda su un preciso quadro normativo:
- Art. 6-bis della Legge 241/1990: Questa disposizione stabilisce che “Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale”. Come sottolineato dall’ANAC, si tratta di una diretta espressione del principio di imparzialità sancito dall’art. 97 della Costituzione.
- Art. 7 del d.P.R. n. 62/2013 (Codice di comportamento dei dipendenti pubblici): Questo articolo prevede che “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi[…]”. La norma include anche una clausola generale che impone l’astensione “in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza”.
Profili interpretativi delineati dall’ANAC
L’Autorità, richiamando le indicazioni del Piano Nazionale Anticorruzione 2019, ha chiarito che il conflitto di interessi si verifica quando “l’interesse pubblico venga deviato per favorire il soddisfacimento di interessi privati, di cui sia portatore direttamente o indirettamente il pubblico funzionario”.
In relazione al caso specifico, l’ANAC ha precisato che “la presenza di un legame parentale tra due dipendenti pubblici, pur non comportando una causa di incompatibilità assoluta, potrebbe di fatto influire sullo svolgimento imparziale dell’attività lavorativa degli stessi”. Questo approccio ponderato evita automatismi preclusivi, privilegiando una valutazione contestualizzata delle potenziali interferenze.
Di grande rilevanza è il riferimento alla ratio dell’obbligo di astensione, che l’Autorità riconduce alla necessità di “impedire ab origine il verificarsi di situazioni di interferenza, rendendo assoluto il vincolo dell’astensione, a fronte di qualsiasi posizione che possa, anche in astratto, pregiudicare il principio di imparzialità”. L’enfasi sulla dimensione preventiva sottolinea la priorità data alla tutela anticipata rispetto a possibili violazioni dell’imparzialità amministrativa.
Obblighi specifici per i soggetti interessati
L’Autorità ha individuato con precisione gli obblighi per i soggetti coinvolti:
- Un obbligo dichiarativo in capo al Comandante della Polizia Municipale, riguardante l’esistenza del rapporto di parentela in linea retta con l’Agente, suo sottoposto, operante nel medesimo ufficio.
- Un obbligo di astensione per il medesimo soggetto, esteso a “tutte quelle attività, decisioni, valutazioni che producano un beneficio/nocumento – diretto o indiretto – al figlio gerarchicamente suo sottoposto”.
È importante anche la precisazione secondo cui “l’obbligo di comunicazione di conflitti di interessi, anche solo a livello potenziale, è previsto come un obbligo comportamentale di carattere generale” che grava su tutti i dipendenti pubblici, configurandosi come presidio essenziale dell’integrità dell’azione amministrativa.
Indicazioni operative dell’ANAC per le amministrazioni
L’ANAC ha delineato un articolato quadro di indicazioni operative per le amministrazioni, alle quali spetta la verifica concreta delle situazioni di conflitto e l’adozione di misure preventive. Tra le soluzioni organizzative suggerite:
- Il ricorso al meccanismo della sostituzione, prevedendo che “il funzionario titolare di posizione organizzativa / elevata qualificazione (Comandante P.M.) dovrà trasferire ad un sostituto alcune delle proprie competenze per l’adozione di atti specifici che concernono il suo sottoposto”. A tal proposito, l’Autorità richiama la figura del Vice-Comandante, che potrebbe svolgere “funzioni vicarie di direzione del Corpo in caso di assenza o impedimento del Comandante”.
- L’implementazione di misure di trasparenza rafforzate con riferimento alle scelte adottate, inserendo specifiche previsioni nel Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (PTPCT) e nel Codice di comportamento dell’ente.
- L’opportunità di “revisionare, appena possibile, il proprio assetto organizzativo interno al fine di evitare possibili interferenze tra personale legato da rapporti di parentela”, delineando una strategia preventiva di più ampio respiro, nel rispetto dell’autonomia organizzativa dell’ente e in considerazione delle concrete disponibilità di personale.
Orientamento consolidato dell’Autorità e profili di rilevanza operativa
Il Parere in esame si inserisce in un orientamento interpretativo già tracciato dall’Autorità in precedenti pronunce, confermando un approccio equilibrato alla gestione dei conflitti di interessi derivanti da rapporti familiari.
L’elemento di maggiore interesse risiede nella conferma che “la sussistenza di relazioni familiari tra capi e sottoposti non dà luogo a fattispecie di incompatibilità”, fermi restando gli obblighi dichiarativi e di astensione, oltre alla necessità di implementare adeguati presidi organizzativi.
In questa prospettiva, assume rilevanza centrale il ruolo del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT), al quale è indirizzato esplicitamente il parere e che rappresenta il presidio di garanzia rispetto all’effettiva attuazione degli obblighi dichiarativi e delle conseguenti misure organizzative preventive.
Per le pubbliche amministrazioni, questo parere dell’ANAC ribadisce l’importanza di una vigilanza costante e proattiva per garantire l’imparzialità e la trasparenza, anche in situazioni di potenziale conflitto d’interessi dettate da legami familiari.