Dopo la controversa esperienza del condono previsto dalla legge 289/2002, segnata da divergenze tra il Ministero dell’Economia, la Cassazione e la Corte dei Conti, si riapre la stagione dei condoni comunali. Lo schema del decreto legislativo di riforma dei tributi locali, esaminato dal Consiglio dei Ministri, introduce la possibilità per i Comuni, le Province e le Regioni di adottare autonomamente forme di definizione agevolata delle proprie entrate, riprendendo in larga parte la disciplina del 2002.
La nuova disposizione concede agli enti locali la facoltà di prevedere l’esclusione o la riduzione degli interessi, e persino delle sanzioni, qualora il contribuente regolarizzi obblighi tributari precedentemente omessi, in tutto o in parte. Questa autonomia si estende anche alle entrate patrimoniali dell’ente.
Regolamento comunale la chiave, pubblicazione online l’efficacia
La decisione di introdurre una definizione agevolata dovrà essere formalizzata attraverso le modalità previste per l’adozione degli atti che disciplinano i tributi locali, ovvero mediante un regolamento comunale, in conformità all’articolo 52 del Dlgs 446/1997. Non è stabilito un termine perentorio entro cui il Comune deve deliberare il condono, ma è previsto che gli adempimenti a carico dei contribuenti non scadano prima di 60 giorni dalla pubblicazione del regolamento sul sito web comunale, in linea con l’articolo 3, comma 2 dello Statuto del Contribuente. Il regolamento, una volta pubblicato online, acquisterà immediata efficacia e dovrà essere trasmesso al MEF a soli fini statistici.
Allineamento ai condoni statali e priorità ai crediti difficili
Il decreto prevede inoltre che, qualora una legge statale introduca forme di definizione agevolata (eventualmente con riduzione anche della quota capitale), il Comune possa adottare misure analoghe per garantire ai contribuenti lo stesso trattamento tributario.
Sebbene non vincolanti, vengono indicate alcune coordinate per l’adozione dei regolamenti, come la preferenza per i crediti di difficile esigibilità. In ogni caso, il Comune dovrà tener conto della propria situazione economica e finanziaria e della potenziale capacità del condono di incrementare le entrate.
Nodo irrisolto per il contenzioso tributario
Un aspetto che appare critico riguarda i crediti oggetto di contenzioso tributario. La norma ne ammette la definizione agevolata, ma non disciplina la sospensione dei processi pendenti. A differenza della versione del 2002, che prevedeva la sospensione del giudizio su richiesta del contribuente e l’estinzione dello stesso in caso di completo adempimento, il nuovo schema legislativo non interviene su questo aspetto cruciale.
È evidente che il regolamento comunale non può autonomamente modificare le norme del processo tributario. Spetterà al legislatore definire chiaramente i limiti entro i quali i Comuni potranno esercitare le proprie potestà in relazione ai giudizi in corso.
Operatività immediata: condoni possibili già dal 2025
Un aspetto rilevante è che, una volta entrato in vigore il decreto legislativo, i Comuni potranno approvare forme di definizione agevolata fin da subito, già a partire dal 2025. Questo apre nuove prospettive per la gestione del contenzioso e per il recupero di risorse da parte degli enti locali, pur lasciando aperti interrogativi sulla gestione dei crediti in fase di giudizio.