Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, la numero 15279 del 9 giugno 2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di pubblico impiego contrattualizzato e oneri di assistenza legale.
La sentenza chiarisce che un’amministrazione pubblica non è obbligata a rimborsare le spese legali a un dipendente di un ente locale, anche se i fatti contestati sono avvenuti nell’espletamento del servizio e nell’adempimento degli obblighi d’ufficio, qualora il dipendente abbia scelto e nominato autonomamente un legale di fiducia senza preventiva comunicazione all’ente, o si sia limitato a una comunicazione successiva alla nomina.
Un orientamento consolidato: il rimborso non è automatico
Questo principio si inserisce in un orientamento giurisprudenziale consolidato che sottolinea come il diritto al rimborso delle spese legali da parte della pubblica amministrazione non sia affatto automatico. Non basta che il procedimento riguardi fatti connessi all’esercizio delle funzioni d’ufficio per far sorgere tale diritto.
La tutela legale da parte dell’ente è subordinata a precise condizioni. Tra queste, spicca l’assenza di un conflitto di interessi tra il dipendente e l’amministrazione. Ad esempio, se l’ente stesso è parte offesa o potrebbe costituirsi parte civile nel procedimento, il diritto al rimborso non sorge, indipendentemente dall’esito del procedimento penale.
La scelta del legale: un gradimento comune
Un altro punto cruciale evidenziato dalla Cassazione è che la scelta del legale deve avvenire di comune gradimento tra l’ente e il dipendente. L’amministrazione deve essere messa nelle condizioni di valutare preventivamente la situazione e, se del caso, decidere di assumere direttamente la difesa del dipendente tramite un proprio legale di fiducia.
Come recita un principio consolidato, “L’ente assume in carico ogni onere di difesa dei dipendenti, facendoli assistere da un legale di comune gradimento, nei procedimenti di responsabilità civile o penale connessi all’espletamento del servizio ed all’adempimento dei compiti di ufficio, anche a tutela dei propri interessi…”.
Le conseguenze della nomina unilaterale
Se il dipendente procede autonomamente alla nomina del proprio legale senza coinvolgere preventivamente l’amministrazione, tale scelta non è vincolante per l’ente e, di conseguenza, il diritto al rimborso delle spese legali non matura. La semplice comunicazione successiva della nomina non è sufficiente a fondare l’obbligo di rimborso da parte dell’amministrazione. L’ente deve, infatti, essere messo in condizione di valutare la situazione e, eventualmente, di individuare un legale di comune gradimento.
In definitiva, la procedura corretta per assicurarsi il potenziale rimborso delle spese legali prevede la preventiva comunicazione e il coinvolgimento dell’ente nella scelta del difensore. In assenza di ciò, il dipendente non può pretendere il rimborso delle spese legali sostenute per la propria difesa personale, anche qualora i fatti contestati siano strettamente connessi all’esercizio delle sue funzioni.