Nell’attuale panorama lavorativo, la gestione dei dati dei dipendenti ha subito una trasformazione radicale. I tradizionali archivi cartacei sono stati quasi interamente sostituiti da sistemi dematerializzati, portando con sé nuove e complesse sfide per la privacy.
La crescente adozione di decisioni automatizzate basate su algoritmi e intelligenza artificiale, unita a strumenti come la profilazione dei dipendenti, la misurazione delle performance, la geolocalizzazione e i sistemi di sorveglianza invasivi (incluse le telecamere), mette sempre più a rischio la sfera privata dei lavoratori.
Considerando che una persona trascorre in media un terzo della propria vita lavorando, il luogo di lavoro si configura come l’ambiente dove la privacy è più frequentemente compromessa.
Non a caso, una rapida verifica sul sito del Garante per la protezione dei dati personali rivela che, su un totale di 12.685 provvedimenti pubblicati dall’Autorità, ben 803 documenti riguardano specificamente l’ambito “lavoro”. Questo dato sottolinea la frequenza e la rilevanza delle violazioni in questo settore.
Il Caso Regione Lombardia: Un Campanello d’Allarme
Un recente esempio eloquente è rappresentato dal caso della Regione Lombardia (clicca per leggere l’approfondimento), sanzionata dal Garante per aver raccolto e conservato illecitamente i log di navigazione internet dei siti visitati dai propri dipendenti.
Questa pratica ha permesso di acquisire informazioni sensibili relative alla sfera privata dei lavoratori, il tutto senza alcun accordo con le rappresentanze sindacali, come invece richiesto dalla normativa vigente. Questo episodio evidenzia la facilità con cui, anche in enti pubblici, possono verificarsi violazioni significative della privacy.
L’Importanza Cruciale del Data Protection Officer (DPO)
Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, offre una spiegazione chiara dei motivi per cui imprese pubbliche e private incorrono spesso in violazioni della privacy dei lavoratori.
Bernardi sottolinea come le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale, pur offrendo soluzioni innovative per il controllo della produttività, possano indurre i management aziendali a lasciarsi “trascinare dall’entusiasmo”, trascurando la liceità delle azioni intraprese e, soprattutto, omettendo di consultare preventivamente il proprio Data Protection Officer (DPO).
Come prescritto dagli artt. 38-39 del GDPR, la consultazione del DPO è fondamentale per la valutazione degli impatti sulla protezione dei dati dei dipendenti.
Il presidente evidenzia come l’intervento specialistico di questa figura possa fare la differenza: “In certi casi può prevenire le potenziali sanzioni o comunque attenuare i danni, come è accaduto nel caso della Regione Lombardia in cui l’Autorità ha riconosciuto l’importanza del virtuoso contributo del proprio DPO, ma in altre situazioni questo viene coinvolto solo quando la frittata è ormai già fatta, e all’azienda non resta altro che pagarne le conseguenze”.
Guida alla Compliance Privacy: Un Nuovo Strumento per i Professionisti
Per evitare pesanti sanzioni e garantire che l’innovazione tecnologica si sposi con la conformità normativa, è essenziale gestire i dati del personale in piena osservanza del GDPR e delle altre leggi applicabili in materia di lavoro. In questo contesto, il Privacy Day Forum 2025 ha visto la presentazione del nuovo manuale “Risorse umane e protezione dei dati, Guida alla compliance privacy”, edito da Giuffrè Lefebvre e curato da Nicola Bernardi e Andrea Sitzia.
Il volume, già disponibile sul sito della casa editrice, si presenta come uno strumento operativo e di pronta consultazione per professionisti e DPO. Composto da 46 capitoli e quasi mille pagine, affronta in modo esaustivo tutti i principali temi della protezione dei dati in relazione alla gestione delle risorse umane, fornendo un quadro completo e pratico per gli addetti ai lavori.