Stop alla tregua per i siti che, senza uno scudo privacy, mandano dati negli Usa, usando Google Analytics (versione n. 3) o simili: da settembre 2022, il Garante della privacy è pronto a passare al setaccio chi, tramite un servizio di analisi sul web, trasferisce dati verso gli Stati Uniti, con pericoli per la privacy delle persone.
Questo il termine che il Garante si è dato (si fa riferimento al comunicato stampa del 23 giugno 2022), per procedere a una campagna di ispezioni a seguito del provvedimento n. 224 del 9 giugno 2022, con il quale ha stoppato Google Analytics 3 e invitato imprese e p.a. a verificare la propria situazione.
In contemporanea, dal mondo delle imprese, da un lato, si lanciano allarmi a proposito delle sanzioni che possono fioccare a loro carico e, dall’altro lato, si cercano strumenti alternativi in grado di mantenere un servizio utile a conoscere la clientela e a sviluppare azioni di marketing.
In questo quadro è rimasto senza risposta l’invito che lo stesso Garante italiano ha rivolto ai politici Usa e del Vecchio Continente, teso a trovare una soluzione a monte: il problema, che tra l’altro riguarda anche le pubbliche amministrazioni e concerne anche altri servizi forniti da piattaforme Usa, non è di fatto risolvibile con il fai-da-te da parte degli operatori, sulle cui spalle, di fatto, pesa il dilemma se continuare a usare servizi di analisi della navigazione web e rischiare le sanzioni del Gdpr oppure dormire sonni tranquilli rinunciando, però, a un’opzione pressoché indispensabile nel mercato digitale.
Il nodo, peraltro, è rappresentato anche dal Gdpr, il quale, senza dare certezze e dettagli operativi, lascia alle imprese e alle pubbliche amministrazioni il compito pesantissimo di trovare vie d’uscita e rimedi pratici, assumendosi il rischio che non siano completamente a norma e, in questi casi, costringendo i Garanti ad applicare sanzioni draconiane.