È la prova più difficile e delicata su cui si gioca nei prossimi mesi la riuscita del Pnrr: gli enti locali dovranno aggiudicare 40 miliardi di appalti e già al primo trimestre del 2023 una larga quota di questi interventi dovrà essere arrivata al contratto di appalto.
Parliamo di settori di assoluta importanza per l’attuazione del Pnrr come il dissesto idrogeologico, la rigenerazione urbana, la riduzione del rischio idrogeologico, la realizzazione di mense, asili nido e “nuove scuole”, progetti di riqualificazione dei borghi, le piste ciclabili, il rinnovamento del parco ferroviario regionale.
Fondamentale, in particolare, risulterà l’assistenza tecnica centrale agli enti locali che nei prossimi mesi dovranno predisporre i vari livelli di progettazione, scrivere i bandi di gara, rafforzare le strutture tecnico-amministrative, svolgere le procedure di gare, arriva alla firma del contratto di appalto nei tempi previsti.
Anche Palazzo Chigi sa bene che gli enti locali rischiano di essere il fronte più fragile dell’intera attuazione del Pnrr. Per questo il governo sta valutando già ora diverse ipotesi di assistenza tecnica e alcune sono già state avviate, soprattutto quelle che fanno leva sulle più importanti società pubbliche.
Invitalia sta già operando come «centrale di committenza», per esempio per comuni e città metropolitane che hanno avuto accesso con le loro proposte al programma di rigenerazione urbana «Qualità dell’abitare».
Cassa depositi e prestiti ha avviato interventi di supporto ai Responsabili unici del procedimento (Rup) degli enti territoriali, in particolare nella sanità e nel trasporto pubblico locale.