Il parere del Ministero dell’Interno, pubblicato il 9 aprile 2025, chiarisce i limiti del diritto di accesso agli atti per i consiglieri comunali, sottolineando la necessità di bilanciare tale diritto con l’efficienza dell’azione amministrativa.
L’accesso agli atti deve avvenire con il minor aggravio possibile per gli uffici comunali, sia in termini organizzativi che economici e le richieste non devono essere generiche o emulative, inoltre, deve essere strumentale all’esercizio del mandato consiliare, ovvero utile per le funzioni di indirizzo e controllo politico-amministrativo.
Non è un diritto assoluto e illimitato e le richieste che si traducono in un eccessivo e minuzioso controllo dei singoli atti in possesso degli Uffici, sono da ritenere non coerenti con il mandato dei Consiglieri comunali. Il diritto di accesso deve essere interpretato in relazione all’art. 42 del Tuel, che definisce le funzioni del Consiglio comunale. Le informazioni ottenute devono essere utilizzate solo per finalità pertinenti al mandato.
Il parere è stato emesso in risposta a una richiesta di accesso a un’ingente mole di documenti (scritture contabili, fatture, lettere, telegrammi) relativi a un periodo di cinque anni. Il Ministero ha ritenuto che l’accoglimento di tale richiesta comporterebbe un eccessivo aggravio per gli uffici comunali, e pertanto non è ammissibile.